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VITA DEL SANTO 




Stefano del lupo, monaco benedettino, è il
Patrono di Carovilli, suo paese natio.

Stando alla data della sua morte (1191) e alla durata della sua vita (50- 60 anni), vi è nato attorno al 1130-40, in questa casa che la tradizione orale individua in Via Pendio.

Della vita di S. Stefano si hanno poche e scarne notizie. Nulla si conosce della sua fanciullezza e della sua giovinezza. Si sa che fu religioso, ed appartenne ai “Benedettini neri”.
Dalle analisi dei suoi resti mortali si conosce che fu claudicante; che la sua dieta era molto povera; che i suoi parametri facciali erano simili a quelli della popolazione del contado isernino.

Celestino Telera, Abate Generale dei Celestini, afferma che fu il fondatore dell’abbazia di “S. Pietro Apostolo” in Vallebona di Manoppello (PE ). La fondò, secondo le nostre ricerche, attorno al 1150-60. Nei secoli successivi fu menzionata col nome di S. Stefano del lupo.

Il Santo, in vita, “avendo ammansito un feroce lupo, avvinse gli uomini a Dio”. Questo prodigio ne caratterizzò nei secoli il nome e la fama.
Morì il 19 luglio del 1191, ed ebbe sepoltura nel suo monastero di Vallebona.

Il suo sepolcro marmoreo recava la scritta “Qui giace il corpo di Santo Stefano Confessore”. Vi rimase fino al 1591, quando Santuzio, abate di S. Spirito a Maiella, nottetempo, lo prelevò e lo trasferì nel suo monastero di S. Spirito, nel territorio di Roccamorice (PE).
Con la soppressione degli ordini religiosi, le reliquie dei Santi tornarono in possesso delle Parrocchie del territorio.

Carovilli rivendicò per sé le reliquie del Santo, originario di questa terra e, ottenuti i necessari permessi mandò un gruppo di pellegrini, al seguito di autorità civili e religiose, a prelevarle a Roccamorice, che le aveva custodite dall’aprile del 1807. 


Nel ritorno al paese natio, a Caramanico (PE) avvennero 2 guarigioni miracolose, verbalizzate dal dottor fisico De Luca.
Una riguarda "Berardino Colacito in grave pericolo di vita, essendo stato ferito da un colpo di arma da fuoco nella regione toracica con frattura farnacea della quarta e quinta costa. Era a letto e con febbre, e la piaga si estendeva per circa un palmo e profonda fino al cavo petto. Avendo fatto ricorso all’intercessione di S. Stefano ne rimase guarito di botto e quasi di un subito. La ferita restò spianata quasi cicatrizzata, ricoperte e salde le coste frantumate, in modo tale che il paziente uscì di letto ed accompagnò la processione del pio Santo”.
Ed ancora, “Una donna trovandosi a letto con un reumatismo acuto e con febbre violenta, essendosi voltata al Santo, ne restò subito senza febbre e sgombra di dolori".

Il culto a S. Stefano del lupo è stato sempre un culto locale: nella zona della Maiella, di Manoppello, di Carovilli, e, successivamente, in Akron (USA), in Argentina, in alcuni paesi del Molise.

E’ un culto antichissimo. Il primo documento che conosciamo, che lo definisca “santo” , è del 1208. 

I resti mortali del Santo si trovano attualmente nella chiesa Parrocchiale di Carovilli.
Nel 2004 fu fatta una ricognizione canonico-scientifica ed i resti mortali del Santo, furono collocati in un’artistica urna nella cappella a lui dedicata.